Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Femminile - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Femminile

Cosa è il disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile?

Il disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione femminile è una dimensione della psicopatologia sessuale piuttosto complessa e delicata. Innanzitutto partiamo con il significato di “desiderio”.

La fase di desiderio è oggi di grande attualità per il significativo aumento dei disturbi a essa collegati.

L’atto del desiderare il sesso è funzione di diversi segnali interni ed esterni, attivi, in diversa misura, durante tutto il ciclo di vita. Il desiderio è frutto di attivazioni biologiche (es., sistema neuroendocrino). Assieme a queste, il desiderio è connaturato all’attivazione di pensieri ed emozioni che la mente produce in modo spontaneo. Ciò porta a rielaborare nel tempo eventi, immagini, sensazioni, aspettative, significati e tutto ciò che per analogia, assonanza, simbologia, associazione, deduzione o inferenza si ricollega al tema della sessualità.

Quindi, nella genesi di un disturbo del desiderio vi possono essere impedimenti e/o distorsioni nell’uso dei sistemi emotivi, cognitivi e/o biologici legati direttamente o indirettamente alla sfera sessuale personale. Ciò può comportare l’emersione di successive difficoltà a sviluppare stabili relazioni sessuali, che, a loro volta, possono portare ad insoddisfazione coniugale e a separazione.

Il disturbo si esprime in una assenza o ridotta frequenza/intensità di desiderio/eccitazione sessuale (DSM-5, 2014). Tra le donne possono esserci diversi insiemi di sintomi, così come può essere variabile il modo di esprimere l’interesse e l’eccitazione sessuale.

Ad esempio, in una donna il disturbo può essere espresso attraverso la mancanza d’interesse per l’attività sessuale, l’assenza di pensieri erotici o sessuali e la riluttanza a intraprendere l’attività sessuale e a rispondere agli approcci sessuali del partner. In un’altra donna le caratteristiche primarie possono essere l’incapacità di eccitarsi sessualmente, di rispondere agli stimoli sessuali con desiderio sessuale e una corrispondente mancanza di segni fisici di eccitazione sessuale (es., lubrificazione vaginale).

Cambiamenti di breve durata nei tassi di desiderio o eccitazione sessuale sono comuni e possono essere risposte adattive agli eventi nella vita di una donna e non rappresentano una disfunzione sessuale. Pertanto, il giudizio di carenza è fatto dal clinico, tenendo conto dei fattori che influenzano il funzionamento sessuale, come l’età e il contesto di vita generale e socioculturale dell’individuo (DSM-5, 2014).

Quali sono i sintomi?

Principali criteri descrittivi del Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Sessuale Femminile secondo il DSM-5 (2014)

  • Mancanza, o significativa riduzione, di desiderio/eccitazione sessuale, come manifestato da almeno tre dei seguenti problemi:
    1. Assente/ridotto interesse per l’attività sessuale.
    2. Assenti/ridotti pensieri o fantasie sessuali/erotici.
    3. Assente/ridotta iniziativa nel rapporto sessuale e generale rifiuto delle iniziative del partner.
    4. Assenza/riduzione dell’eccitazione/piacere durante l’attività sessuale in tutti o quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza).
    5. Assenza/riduzione del desiderio/eccitazione sessuale in risposta a possibili stimoli sessuali/erotici interni o esterni (per es., scritti, verbali, visivi).
    6. Assenti/ridotte sensazioni genitali o non genitali durante l’attività sessuale in tutti o quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza).  
  • I sintomi si sono protratti come minimo per circa 6 mesi  
  • I sintomi causano nell’individuo un disagio clinicamente significativo.  
  • Specificare se la disfunzione è:
    • Permanente: Il disturbo è presente da quando l’individuo è diventato sessualmente attivo.
    • Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale.  
  • Specificare se la disfunzione è:
    • Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner.
    • Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner.
  • Specificare se la disfunzione è:
    • Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi sopradescritti.
    • Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi sopradescritti.
    • Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi sopradescritti.

Come curo il disturbo?

Il trattamento prevede il connubio di Terapia Mansionale Integrata (TMI) e di terapia Cognitivo-Comportamentale orientata alle disfunzioni sessuali. In questi casi, l’obiettivo iniziale è ristrutturare alcune convinzioni che sono spesso presenti in chi soffre del suddetto problema e nella coppia in generale (Dettore, 2001, 2004). Il problema di desiderio sessuale ipoattivo deve essere considerato un problema della coppia e non solo del partner che presenta il calo del desiderio (a meno che questi non presenti altre cause, di cui il disturbo del desiderio è un problema secondario, ad esempio depressione).

Importante, infatti, è raggiungere una maggiore consapevolezza degli aspetti relativi alla definizione di sé, del proprio partner e della coppia, elaborando alcuni pensieri e/o preoccupazioni distorte che possono minare il coinvolgimento affettivo e sessuale dei partner (ad esempio, quando la donna è convinta di non essere sufficientemente attraente per l’uomo, o quando questi ritiene di non essere mai stato virile). In seguito, si procede mediante un lavoro mirato sulle emozioni, il cui obiettivo è quello di comprendere il reale vissuto della persona con disturbo ipoattivo del desiderio circa il sesso e la possibilità di essere coinvolto in tali attività, andando a valutare la presenza di eventuali concenzioni negative sulla sessualità (ad esempio, sesso come peccato, sporco o pericoloso, oppure il sesso inteso come mezzo di potere, di punizione, di ricatto, o sesso come prestazione, prova o dimostrazione di sé) e sentimenti negativi nei confronti del partner (es., emozioni di rabbia, disgusto, ansia, risentimento, paura).

Il passo successivo è quello di comprendere la genesi del disturbo (come ad esempio la presenza di atteggiamenti familiari repressivi o sessuofobi, precoci esperienze fallimentari etc.), e i motivi di mantenimento attuale del problema: questa fase può essere molto utile anche per il partner non portatore del problema, in quanto si rende conto che lo scarso desiderio dell’altro non è dovuto a un rifiuto nei suoi confronti, ma ad altre cause molto diverse. La fase successiva implementa procedure di terapia sessuale, che prevedono esercizi di contatto fisico sessuale e di esperienza intima con il proprio partner al fine di rendere la propria sessualità gratificante sia da un punto di vista emotivo che fisico (Dettore, 2001, 2004).