L'Impatto Psicologico dell'Uso di Cannabis - Psicologo Prato Iglis Innocenti

L’Impatto Psicologico dell’Uso di Cannabis

Tabella dei Contenuti

L’uso della cannabis ha suscitato un vivace dibattito negli ultimi decenni, con opinioni contrastanti sulla sua sicurezza, i suoi benefici terapeutici e gli effetti psicologici a breve e lungo termine. Mentre alcune persone la considerano una sostanza ricreativa relativamente innocua, altri sottolineano i suoi potenziali rischi per la salute mentale e il benessere psicologico. Esplorare in modo approfondito l’impatto psicologico dell’uso di cannabis è essenziale per comprendere appieno i suoi effetti sull’individuo e sulla società nel suo complesso.

Cosa è la cannabis

La cannabis, detta anche canapa, è una pianta della famiglia delle Cannabacea (angiosperme) conosciuta e ricercata per i suoi effetti psicotropi, ovvero per i suoi effetti sulla psiche.
Nel 2010 la National Survey on Drug Use and Health ha identificato la cannabis come droga più comunemente consumata negli Stati Uniti; in Europa nel 2015 circa 19,3 milioni di adulti (età compresa tra 15-64 anni), di cui 14,6 milioni di giovani adulti (15-34 anni), hanno consumato tale sostanza, confermando il suo primato per diffusione.

Effetti a Breve e lungo Termine

Gli effetti psicologici a breve termine dell’uso di cannabis possono variare da persona a persona e dipendono da fattori come la dose, il metodo di consumo e la sensibilità individuale. Comunemente, l’uso di cannabis può provocare una sensazione di euforia, relax e distensione. Questo è spesso accompagnato da un aumento della percezione sensoriale e dell’appetito, noto come “mangiare l’attacco”. Tuttavia, possono verificarsi anche effetti collaterali indesiderati, come ansia, paranoia, perdita di memoria a breve termine e disturbi della coordinazione motoria.

Mentre molti consumatori occasionali possono non sperimentare conseguenze a lungo termine significative, l’uso cronico e pesante di cannabis può avere effetti psicologici più duraturi. Numerosi studi hanno evidenziato il legame tra un uso prolungato di cannabis e un aumento del rischio di sviluppare disturbi psichiatrici come la depressione, l’ansia e la psicosi. Questo è particolarmente evidente negli individui predisposti geneticamente o che iniziano a consumare la sostanza in giovane età, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo.

Effetti cognitivi negli adolescenti

Una ricerca internazionale condotta alla Duke University (2012) ha evidenziato che l’uso persistente di marijuana prima dei 18 anni provocherebbe danni cognitivi permanenti alle funzioni intellettive, attentive e mnestiche. L’aspetto più eclatante di questo studio fu che l’interruzione del consumo di marijuana non sembrava avere l’effetto di ripristinare le funzioni cognitive.

Secondo questo studio, l’età era il punto nodale per spiegare le conclusioni. Infatti, nello studio appena citato, nessuno di coloro che avevano iniziato a fumare marijuana solo dopo i 18 anni mostrava un uguale calo nelle funzioni cognitive prese in esame. Questi risultati dimostrano una cosa che sappiamo da molto tempo. Prima dei 18 anni il cervello è ancora in fase di organizzazione e ristrutturazione e quindi maggiormente vulnerabile ai danni derivanti dall’assunzione di farmaci e droghe.

Cannabis e alcol

Un altro studio (Morin et al. 2018) ha indagato gli effetti dell’uso di alcool e cannabis sulle funzioni cognitive degli adolescenti. I ricercatori, al fine di comprendere la relazione tra alcol, uso di cannabis e sviluppo cognitivo tra gli adolescenti a diversi livelli di consumo (astinenza, consumo occasionale e consumo abituale), hanno seguito un campione di adolescenti per un periodo di quattro anni. Gli autori hanno studiato le variazioni durante gli anni nell’uso di sostanze in relazione allo sviluppo cognitivo. In particolare, i domini cognitivi presi in considerazione dai ricercatori erano: memoria di lavoro, ragionamento percettivo, controllo inibitorio, qualità del ricordo.

Lo studio ha rilevato che l’utilizzo di cannabis e di alcol in adolescenza era associato a prestazioni generalmente inferiori su tutti i domini cognitivi presi in esame. E’ stato altresì rilevato come l’aumento, negli anni, dell’uso di cannabis, al netto del consumo di alcol, comporti una compromissione delle stesse funzioni cognitive. Particolarmente preoccupante risulta la scoperta che l’uso di cannabis sarebbe associato a una compromissione duratura del controllo inibitorio e questo spiegherebbe come mai l’uso precoce della sostanza sia, a volte, un fattore di rischio per altre dipendenze.

Effetti psichiatrici del consumo di cannabis

La relazione tra l’uso di cannabis e la salute mentale è complessa e multifattoriale. Mentre alcuni studi suggeriscono che l’uso di cannabis possa essere utile nel trattamento di determinate condizioni psichiatriche, come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) o l’epilessia, altri mettono in guardia contro il suo potenziale di peggiorare i sintomi di disturbi mentali preesistenti. Inoltre, l’uso cronico di cannabis può contribuire alla dipendenza da sostanze psicoattive, con conseguenze negative sulla salute mentale e sul funzionamento sociale e occupazionale dell’individuo.

Wayne Hall e Louisa Dagenhardt (2009) hanno individuato degli effetti collaterali legati all’assunzione sia occasionale che continuativa di cannabis; essi fondamentalmente possono essere di tre tipi:
– attacchi di ansia e di panico, in particolare nei nuovi consumatori;
– sintomi psicotici (nel caso di consumo di dosi elevate), che sono più facilmente riscontrati in chi comincia a fruire di cannabis in adolescenza;
– incidenti stradali legati alla guida in stato di intossicazione.

Considerazioni Culturali e Sociali

Le opinioni sull’uso di cannabis variano ampiamente in base a fattori culturali, sociali e politici. In alcuni contesti, la cannabis è legalizzata o decriminalizzata per scopi ricreativi e/o terapeutici, mentre in altri è ancora considerata una sostanza illecita con gravi conseguenze legali per il suo possesso e consumo. Queste differenze di approccio influenzano l’accessibilità alla cannabis, le percezioni sociali su di essa e i modelli di consumo all’interno delle comunità.

L’uso di cannabis ha un impatto psicologico significativo che va oltre la semplice sensazione di “essere sotto l’effetto”. Mentre alcune persone possono trarre benefici terapeutici dall’uso controllato di cannabis, è importante riconoscere e considerare i potenziali rischi per la salute mentale associati al suo consumo. Gli individui che scelgono di consumare cannabis dovrebbero essere consapevoli dei suoi effetti, limitarne l’uso e, se necessario, cercare supporto professionale per gestire eventuali problematiche legate al consumo e alla dipendenza. Inoltre, la ricerca continua è essenziale per comprendere appieno gli effetti psicologici della cannabis e guidare politiche e pratiche cliniche informate e basate sulle evidenze.