Disturbo di Panico (Attacchi di Panico) - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Disturbo di Panico (Attacchi di Panico)

Cosa è il disturbo di panico (attacchi di panico)?

Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti. Gli attacchi di panico sono caratterizzati da periodi di tempo definiti, durante i quali si è colti da ansia, con un improvviso ed intenso senso di paura, confusione o terrore. Spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente.
Sintomi fisici degli attacchi di panico:

  • Tachicardia
  • Sudorazione improvvisa
  • Tremore
  • Sensazione di soffocamento
  • Dolore al petto
  • Nausea
  • Paura di morire o d’impazzire
  • Brividi o vampate di calore

“ANSIA ANTICIPATORIA”

Chi ha provato un attacco, lo descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta.

Da qui si instaura la cosiddetta “ansia anticipatoria”, ovvero la paura di un nuovo attacco. Questa diventa immediatamente forte e dominante, tanto da creare una significativa preoccupazione di avere altri attacchi di panico futuri. Questo di tipo di preoccupazione interferisce con la propria vita, modificando i propri comportamenti (richiesta di essere accompagnati, evitamento di luoghi e situazioni): in questi casi si parla di Disturbo di Panico.

La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta “agorafobia”.
Quest’ultima è l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso avvenga un attacco di panico inaspettato. Diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e così via.

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del suo disturbo, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. Ciò comporta l’inevitabile senso di frustrazione derivante dal sentirsi dipendente dagli altri e che può condurre ad una depressione secondaria.

Quali sono i sintomi del disturbo di panico (attacchi di panico)?

Principali criteri descrittivi del Disturbo di Panico secondo il DSM-5 (2014)

Sono ricorrenti e inaspettati. Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti. La comparsa improvvisa può verificarsi a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso. In questo periodo si verificano quattro o più dei seguenti sintomi:

  1. Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia.
  2. Sudorazione.
  3. Tremori fini o a grandi scosse.
  4. Dispnea o sensazione di soffocamento.  
  5. Sensazione di asfissia.
  6. Dolore o fastidio al petto.
  7. Nausea o disturbi addominali.
  8. Sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento.
  9. Brividi o vampate di calore.
  10. Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
  11. Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).
  12. Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.
  13. Paura di morire.

Nota: Possono essere osservati sintomi specifici per cultura (per es., tinnito, dolore al collo, cefalea, urla o pianto incontrollato).
Tali sintomi non dovrebbero essere considerati come uno dei quattro sintomi richiesti.  

Almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese o più di uno o entrambi i seguenti sintomi:

  1. Preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”).
  2. Signifcativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (per es., comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico, come l’evitamento dell’esercizio fisico oppure di situazioni non familiari).  
L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o di un’altra condizione medica (per es., ipertiroidismo, disturbi cardiopolmonari).  

Come curo il disturbo di panico (attacchi di panico)?

L’intervento terapeutico che utilizzo ai fini del trattamento del Disturbo di Panico combina la terapia Cognitivista Costruttivista con la terapia Cognitivo-Comportamentale.

L’approccio Cognitivo-Costruttivista per la cura del Disturbo di Panico mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo disturbo. Si analizzano il contesto emotivo, cognitivo e comportamentale (famiglia di origine, primi legami di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità) in cui la reazione di panico ha fatto il suo esordio e si è sviluppata nel tempo. Da qui si valorizzano lo sviluppo delle risorse personali per affrontare autonomamente ed in maniera costruttiva le difficoltà che potrebbero presentarsi in futuro.

La terapia cognitivo-comportamentale ha messo a punto linee di intervento efficaci per il Disturbo di Panico (Attacchi di Panico), che, comunque, possono variare da un individuo all’altro a seconda delle caratteristiche individuali e dei problemi specifici di ciascun individuo.
Il trattamento comprende una fase di informazione accurata sugli attacchi di panico, con lo scopo di favorire nel paziente una maggiore consapevolezza sulle cause del problema, i meccanismi che lo mantengono, la loro natura e la modalità con cui si presentano i sintomi.
In secondo luogo vengono insegnate tecniche e strategie utili per controllare i sintomi di panico (controllo del respiro ed esercizio di respiro lento, tecniche di rilassamento etc.) incoraggiandoli a metterle in pratica regolarmente.

Molte persone, infatti, durante l’attacco di panico hanno l’impressione che manchi l’aria, ma in effetti al contrario respirano troppo e la respirazione eccessiva, la cosiddetta “iperventilazione”, è una delle cause principali delle sensazioni dell’attacco di panico.
La terza fase comprende interventi di esposizione graduale alle situazioni temute.
Si deve comprendere, infatti, che l’evitamento funziona nel breve periodo, ma è controproducente a lungo andare, perché ogni volta che si evita una situazione, aumenta il bisogno di evitarla la volta successiva e inoltre aumentano le situazioni da evitare, tanto che ci sono persone che finiscono con l’impostare tutta la loro vita sul bisogno di evitare le molte situazioni temute (non riescono più ad uscire di casa o stare da soli).

Successivamente viene promosso l’identificazione dei pensieri negativi del paziente che spesso si nascondono dietro gli attacchi di panico, il suo dialogo interno, ciò che dice a se stesso prima, durante o dopo un attacco di panico, cercando di mettere in luce le convinzioni erronee che aumentano l’ansia.
Infine tecniche di esposizione enterocettiva aiutano il paziente ad aumentare la tolleranza ai sintomi fisici tipi del panico, oltre che a comprenderne le cause e ad averne una più consapevole e idonea interpretazione.