Ansia da prestazione nel disturbo erettile - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Ansia da prestazione nel disturbo erettile

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L’ansia da prestazione e il disturbo erettile sono due aspetti intimamente legati fra loro.

Il disturbo erettivo è una disfunzione sessuale piuttosto frequente nell’uomo. Uno degli aspetti che riscontro più frequentemente in questi pazienti è un conflitto fra “desiderio” e “risposta sessuale”. Infatti, nonostante questi uomini percepiscano di avere un forte desiderio sessuale ed una coinvolgente attrazione per il proprio partner, non riescono a raggiungere e/o mantenere l’erezione. In altre parole, è come se il mondo delle emozioni e del desiderio non riuscissero più a comunicare con il corpo.

In questi casi, escluse problematiche di tipo medico (per cui si consiglia sempre una visita andrologica), si instaura una condizione psicologica chiamata “ansia da prestazione”.

 

L’ansia da prestazione: dinamica psicologica e comportamentale

Questa consiste nel timore che, durante il rapporto, si manifestino difficoltà sessuali già emerse in precedenti esperienze. Questa preoccupazione porta un’attivazione ansiosa con conseguente attenzione selettiva sul proprio corpo (in particolare il pene) e sulla prestazione in generale. Ciò interferisce con il coinvolgimento sessuale e con la normale risposta fisiologica, divenendo essa stessa la fonte del problema temuto.

In questi casi, il soggetto vive l’esperienza sessuale come una preparazione atletica. Il focus dell’ansia da prestazione non risiede tanto nell’idea che la perfomance sessuale raggiunga un alto livello prestazionale. Risiede, invece, nella modalità con cui viene vissuto il rapporto stesso: di fatti, l’uomo non focalizza più le proprie sensazioni e il proprio piacere sessuale, ma si concentra sull’atto stesso. Ad esempio sarà concentrato sui movimenti del proprio corpo, sul turgore del pene, sul grado di gratificazione del partner. Insomma, un po’ come se fosse un preparatore atletico e il suo partner….la pista!!

 

Un’”atleta” nel mio letto!

Immaginiamoci di essere pronti a disputare una gara di corsa. Nella prima fase il cuore è a mille, in quanto siamo preoccupati che la gara non vada bene. Allo stesso tempo abbiamo tanto desiderio di vincere. In questa fase, in testa spesso vi è un vortice di immagini e pensieri sulla prestazione che dovremo tenere. Mille pensieri su come potrebbe andare la gara, sulle difficoltà che potremo incontrare ma anche sulle risorse a cui attingere per riuscire.

Cosa conta in questo caso?

Conta molto la percezione che abbiamo di noi stessi come atleti. Se avremo scarsa fiducia nelle proprie risorse e riterremo di essere un pessimo corridore, prefigureremo una disfatta totale. In pratica, penseremo che sarà un fallimento, con un conseguente peggioramento dell’ansia nella fase di pre-gara. Se invece ci affideremo ad una lettura positiva e costruttiva di noi stessi, probabilmente, anche se agitati, riusciremo ad entrare in partita con fiducia e concentrazione.

 

Dal “campo di gara” al letto

Questo esempio sportivo, nonostante l’ambito sia molto diverso, contiene una dinamica psicologica molto simile a quella sperimentata da chi soffre di disfunzione erettile e ansia da prestazione.

La fase precedente il rapporto sessuale viene vissuta con particolare ansia e stato di allerta. Le immagini e i pensieri hanno il tema del fallimento rispetto il rapporto che si appresta a consumare. Fare l’amore, per intenderci, non “serve” a star bene, gratificando il proprio piacere e le proprie fantasie. L’atto sessuale avrà l’unico obiettivo di “portare a casa il risultato” con il partner e fare bella figura. Pertanto, in questa fase, alcune persone tendono ad evitare del tutto il rapporto con qualche scusa (es., dolore addominale, mal di testa, stanchezza, nervosismo etc.).

Nel caso, invece, che il rapporto sessuale vero e proprio inizi, l’uomo mette in atto tutta una serie di strategie cognitive e comportamentali al fine di massimizzare il risultato. Ma proprio queste strategie portano la situazione a peggiorare. Durante i preliminari, e/o durante la fase coitale (della penetrazione), si ha una focalizzazione massimizzata sul pene. Ciò serve a verificare che sia “sempre” sufficientemente eretto, turgido e, quindi, in grado di rendere giustizia alla propria virilità. Inoltre, viene monitorato ogni sequenza dell’atto sessuale: la forza, costanza e qualità delle spinte pelviche, l’espressione sul viso del proprio partner (giudizio), i movimenti che si stanno facendo etc.

 

La focalizzazione su aspetti “non sessuali”

Si ha un’attenzione focalizzata su tutto ciò che concerne l’aspetto motorio, come se l’uomo, in questo momento, uscisse “fuori da se stesso” e, come un preparatore atletico, monitorasse l’andamento con tanto di strumenti cronometrici in mano.

E qui, purtroppo, si instaura il circolo vizioso dell’ansia da prestazione: spesso ci si accorge che il pene non è eretto o turgido come ci si dovrebbe aspettare in questi casi. Così si innesca il pensiero di catastrofe rispetto la performance sessuale, con un giudizio feroce su di sé ed una messa in discussione della propria virilità. Questo pensiero, andando avanti, porta ad aumentare l’ansia e, susseguentemente, a creare una vera e propria interferenza con i meccanismi fisiologici che permettono l’erezione del pene. Il risultato è “l’autoeliminazione”.

La conseguenza è una forte angoscia e un profondo senso di inadeguatezza a livello sessuale. Questo innesca un comportamento di evitamento della sessualità e, a lungo andare, anche dell’intimità fra due partner. Infatti, anche gli aspetti più intimi non sessuali verranno vissuti con paura, in quanto visti come un possibile preludio ad un rapporto sessuale.

 

Psicoterapia dell’ansia da prestazione

Superare l’ansia da prestazione in modo autentico significa modificare gli atteggiamenti cognitivi e relazionali verso la sessualità che generano tale predisposizione ansiosa. Allo stesso tempo le emozioni disfunzionali che hanno sostituito il naturale vissuto spontaneo possono essere superate. In questo caso è necessario sviluppare una maggiore competenza nella gestione dell’ansia , imparando ad orientare la propria risposta psicofisica nella direzione del rilassamento e del coinvolgimento corporeo.

L’ansia da prestazione può essere superata grazie ad un intervento da parte di uno specialista esperto in sessuologia che possa aiutare ad interrompere il circolo vizioso che caratterizza questo disturbo. Un percorso di questo tipo aiuta a modificare gli atteggiamenti cognitivi e relazionali verso la sessualità che solitamente predispongo a questo tipo di ansia. Inoltre, è senza dubbio necessario affiancare a ciò lo sviluppo di una maggiore capacità nel gestire l’ansia, orientando la propria attivazione psicofisica verso il rilassamento e un maggior coinvolgimento psicologico ed emotivo.