La coppia quando nasce un figlio
Nascita di un figlio – Prato
Da anni lavoro a Prato con le coppie che affrontano gli innumerevoli cambiamenti che la nascita di un figlio porta con sé.
Senza dubbio, questo rimane un evento bellissimo, ma spesso comporta anche la comparsa di nuove problematiche e difficoltà da affrontare. In questi casi può essere particolarmente significativo rivolgersi fiduciosi ad un terapeuta esperto al fine di farsi aiutare nell’affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane che questo straordinario evento determina.
Ogni coppia è una “storia”: ha un inizio, una trama e – il più lontano possibile – una fine.
All’interno di questa cornice “narrativa” si inseriscono personaggi, eventi, situazioni e colpi di scena che cambiano nel tempo il volto stesso della coppia.
Per esempio, quando due persone si conoscono e si innamorano è un momento che possiamo definire magico, ovvero in cui i problemi solitamente sono minimi e dove, invece, sono massimi i “vantaggi” (lo stare bene insieme). Vi è una spinta propulsiva ad incontrarsi, a stare insieme, a parlare, a conoscere l’altro, un momento in cui si ha la voglia di farci scoprire dalla persona che si ha a fianco. Insomma, la fase dell’innamoramento è una vera e propria esplosione di sensi ed emozioni.
Tutto poi si modifica, ma non necessariamente in senso difettivo.
Vi è una trasformazione: la coppia costruisce un contesto più solido dove le due persone compenetrano l’una nella vita dell’altra, con tutti i problemi – vecchi e nuovi – e le risorse che un individuo porta con sé.
È una fase di “sfida”, in cui i membri della coppia trovano soluzioni nuove e compiono dei passi in avanti nella strutturazione della dinamica relazione. Questo porta a saldare il rapporto, costruendo una visione congiunta del futuro: in pratica i due individui cominciano a progettare una vita insieme.
Il matrimonio o la convivenza, poi, portano ad un’ulteriore sfida e un ulteriore cambiamento della diade: se prima tutto pareva facile e “liscio” in quanto ognuno viveva in abitazioni diverse e spartiva ben poco dei grattacapi quotidiani, adesso molto di ciò che accade è condiviso e sovrapposto. Pertanto, l’obiettivo è trovare una nuova organizzazione funzionale che, da un disequilibrio necessario, conduca ad una nuova omeostasi in cui le due persone costruiranno un contesto piacevole di complicità e condivisione della vita quotidiana.
Fin qui gli eventi del “film” della coppia hanno avuto tutti un punto in comune: due protagonisti, qualche personaggio collaterale e qualche comparsa!
Nascita del primo figlio e prime difficoltà
Ma la nascita di un figlio porta ad un vero e proprio capovolgimento, quello che potremmo definire “un colpo di scena”!
Adesso i protagonisti principali sono tre e l’ultimo arrivato è quello intorno al quale tutta la “trama” ruota.
La coppia subisce un vero e proprio cambiamento: ciascuno dei due non è più solo partner e compagno/a sessuale, ma anche genitore.
Questo ha un impatto significativo a livello psicologico e comportamentale, sia su un piano soggettivo che di coppia.
Il figlio catalizza l’attenzione dei genitori: ciò porta a sottrarre tempo e attenzioni che prima erano dedicate al compagno/a per essere investite sul nuovo arrivato.
C’è una rivoluzione anche nelle dinamiche intime della coppia: la donna ha una focalizzazione massimizzata sul piccolo, che va a ridimensionare il proprio ruolo di “donna”, a volte arrivando ad atrofizzare molto gli aspetti erotici e pulsionali. Questo genera una senso di frustrazione nell’uomo, il quale si sente messo da parte, relegato al di fuori dal contesto privilegiato madre-bambino. Proprio questo rapporto così unico e forte può innescare nel padre un senso di esclusione, non solo come marito, ma anche come genitore: è importante, infatti, che la madre faccia entrare la figura paterna all’interno del rapporto con il figlio già dai primi mesi di gravidanza e soprattutto nella fase dopo il parto. Questo può aiutare anche il riavvicinamento e la costruzione del proprio rapporto intimo nella coppia. È assolutamente importante, d’altra parte, che l’uomo sostenga la propria compagna, la aiuti e intrattenga con lei un dialogo aperto, volto alla messa in discussione di sé e alla riflessione sulle mancanze e/o sui problemi che solitamente emergono in un contesto di genitorilità.
L’arrivo dei nonni. Altro aspetto molto importante è che, in seguito alla nascita di un figlio, la nuova famiglia subisce una sorta di “intrusione” da parte di terze persone. Ad esempio, i neo-nonni (pertanto, suoceri e suocere!) si sentono giustificati a dover dare una mano, ad entrare (a volte senza bussare) nella vita di coppia perché, sostanzialmente, i nuovi genitori “hanno tanto bisogno”.
Qui si gioca un’importantissima sfida. Benché nessuno metta in dubbio la buona fede dei nonni e/o delle persone che prestano aiuto, è importante che la coppia difenda sempre i propri confini e i propri spazi relazionali. In pratica, deve essere sempre gestito dalla madre e dal padre l’aiuto che viene concesso loro nella cura del bambino: c’è il rischio, altrimenti, che sull’altare dell’aiuto venga sacrificata l’intimità e la privacy della coppia, con un lento ma significativo logoramento che può innescare anche uno stato di frizione fra i coniugi. Pertanto diventa di estrema necessità imparare a dire “no”, ovvero istruire le persone attorno alla nuova famiglia affinché imparino a darle il sostegno di cui veramente ha bisogno, senza che subisca una “invasione barbarica” che porta a perdere l’identità della coppia e del proprio nucleo familiare.
Identità di coppia e identità di genitori
Il concetto di identità è particolarmente significativo. A tal proposito, in un contesto di una nuova nascita è importante distinguere due tipologie di identità:
- c’è una identità legata all’essere genitori che si fonda necessariamente sul figlio, il quale mantiene un ruolo centrale nella dinamica di relazione, mentre i genitori collaborano e si sostengono a vicenda nell’espletare questo bellissimo incarico;
- poi c’è l’identità di coppia, quella in cui il figlio non deve entrare.
È importante distinguere la realtà basata sulla cura del figlio da quella della relazione fra i due partner: sono due identità diverse, come se fossero due “dimensioni” diverse. La sfida sta proprio nell’imparare ad entrare ed uscire con flessibilità in queste due dimensioni e ruoli: quando si è coppia davanti al proprio partner si devono dedicare le risorse, il tempo, le emozioni, nonché il piacere e il desiderio al “Noi due”; quando siamo genitori, la stessa cosa deve essere proiettata sul figlio attraverso l’altro coniuge, che rappresenta un fondamentale sostegno nell’espletamento del proprio ruolo di genitore.
Entrambi i partner devono difendere questo contesto di coppia, non solo dai nonni ma anche dal figlio! Ovviamente non significa “fregarsene”, bensì collocare nel giusto contesto ciò che appartiene ad un determinato ambito. Il rischio è che, altrimenti, il figlio diventi l’interfaccia fra l’uomo e la donna, divenendo l’unico collante fra i due, se non addirittura il partner sostituivo e rifugio affettivo per i genitori.