L’anginofobia, spesso definita anche angina fobia o paura del soffocamento, è una condizione psicologica caratterizzata da un’intensa e persistente paura di non riuscire a respirare, di soffocare o di rimanere senza aria. Pur non essendo uno dei disturbi d’ansia più frequentemente citati nella letteratura clinica, rappresenta una problematica rilevante che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Questa fobia specifica coinvolge sia aspetti cognitivi, sia fisiologici e comportamentali, e può interferire con attività quotidiane come mangiare, parlare, fare esercizio fisico e perfino dormire.
Origini e sviluppo della fobia
L’esordio dell’anginofobia è spesso legato a un episodio percepito come traumatico. Tra i più comuni troviamo:
una precedente esperienza di soffocamento reale, ad esempio con cibo o liquidi;
un attacco di panico caratterizzato da dispnea e sensazione di “nodo alla gola”;
un intervento medico o un sintomo fisico interpretato in modo catastrofico (come una laringite acuta o un improvviso restringimento delle vie aeree);
l’osservazione di qualcuno che ha vissuto un episodio di soffocamento.
In altri casi la fobia può svilupparsi in modo più graduale, a partire da un generale stato d’ansia, da ipersensibilità alle sensazioni corporee o da un temperamento ansioso. Alcuni soggetti, infatti, mostrano una particolare tendenza a monitorare costantemente la propria respirazione, interpretando ogni minima variazione come un possibile segnale di pericolo.
Caratteristiche cliniche dell’anginofobia
La persona con anginofobia tende a interpretare sensazioni comuni come la gola secca, la deglutizione difficoltosa, il fiato corto dovuto all’ansia o l’aumento della frequenza respiratoria come indicatori di un imminente soffocamento. Tale interpretazione catastrofica genera un circolo vizioso:
Percezione di un sintomo innocuo (leggera tensione alla gola).
Pensiero catastrofico (“sto per soffocare”).
Aumento dell’ansia con attivazione fisiologica (tachicardia, iperventilazione, contrazione muscolare).
Amplificazione delle sensazioni nella zona di gola e torace.
Conferma della paura, che rinforza la fobia.
Tra i comportamenti tipici troviamo l’evitamento di alimenti ritenuti difficili da masticare o ingoiare, l’esclusione di attività fisiche che possano aumentare la frequenza respiratoria, la tendenza a bere durante ogni pasto per “facilitare” la deglutizione, o la ricerca costante di sicurezza attraverso visite mediche ripetute.
In alcuni casi l’anginofobia può sfociare in attacchi di panico, che a loro volta intensificano la convinzione di essere davvero in pericolo, poiché spesso includono sintomi respiratori e sensazioni di costrizione toracica.
Impatto sulla vita quotidiana
L’anginofobia può avere un impatto significativo sulla quotidianità. Nei casi più severi, alcuni individui evitano di mangiare in pubblico per paura di soffocare davanti agli altri, o preferiscono cibi liquidi e omogenei, riducendo drasticamente la varietà dell’alimentazione. Le interazioni sociali possono risultare compromesse, così come la capacità di concentrarsi al lavoro o di svolgere attività fisiche.
Un altro aspetto rilevante è la compromissione del sonno: la sensazione di apnea notturna può essere interpretata come un rischio reale, provocando risvegli improvvisi e ansiosi, o addirittura difficoltà ad addormentarsi.
Processi cognitivi alla base della fobia
Dal punto di vista cognitivo, chi soffre di anginofobia tende a mostrare:
iper-vigilanza interocettiva, ovvero un monitoraggio costante delle proprie sensazioni corporee;
bias interpretativi, che portano a valutare erroneamente segnali neutri come minacce;
intolleranza all’incertezza corporea, ovvero la difficoltà a convivere con sensazioni fisiologiche non completamente controllabili;
sovrastima del pericolo, tipica dei disturbi d’ansia.
Questi fattori rendono la persona particolarmente sensibile a stimoli che per altri sarebbero irrilevanti.
Approcci terapeutici dell’anginofobia
Diversi approcci psicoterapeutici si sono dimostrati efficaci nel trattamento dell’anginofobia.
1. Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
È considerata il trattamento di elezione. Prevede:
ristrutturazione cognitiva, per modificare i pensieri catastrofici legati alla respirazione e alla deglutizione;
esposizione graduale, sia immaginativa sia in vivo, ad alimenti, situazioni o sensazioni temute;
lavoro sulla consapevolezza corporea, per distinguere tra sintomi fisiologici innocui e segnali realmente pericolosi.
2. Tecniche di regolazione emotiva e mindfulness
La mindfulness aiuta a ridurre l’iper-monitoraggio e promuove un approccio più accettante alle sensazioni corporee.
3. Psicoeducazione
Comprendere il funzionamento del sistema respiratorio e delle reazioni fisiologiche dell’ansia riduce la percezione di imprevedibilità e minaccia.
4. Approccio integrato corpo-mente
In alcuni casi è utile affiancare tecniche corporee come rilassamento muscolare, training autogeno o respirazione diaframmatica, se introdotte con cautela per evitare ulteriori ipercontrolli.
Conclusioni
L’anginofobia è una fobia specifica spesso sottovalutata, ma in grado di generare forte sofferenza psicologica e limitazioni nelle attività quotidiane. Riconoscere la natura ansiosa delle sensazioni corporee e intervenire tempestivamente con un trattamento psicoterapeutico mirato può aiutare la persona a spezzare il circolo vizioso della paura, recuperare fiducia nel proprio corpo e tornare a condurre una vita serena e funzionale.
