Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione a Prato
Cosa sono i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione?
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione oppure da comportamenti inerenti l’alimentazione. Questi hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo e compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale (DSM-5, 2014).
Esistono varie tipologie di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione:
- Anoressia Nervosa
- Bulimia Nervosa
- Disturbo da Binge-Eating
- Pica
- Disturbo della Ruminazione,
- Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo
Aspetti psicologici dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Chi soffre di disturbi alimentari, e in particolare di Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa, ha un’idea fissa attorno alla quale, come tanti piccoli satelliti, ruotano i comportamenti e i pensieri della persona: la propria immagine corporea.
Con i diversi pazienti con i quali ho avuto il piacere di lavorare mi ha sempre molto colpito osservare le diverse modalità con le quali questi si interessavano al proprio corpo e alla propria immagine.
Il controllo del peso, la ricerca dei vestiti “corretti” (quelli, per intendersi, che meglio coprivano certi inestetismi e/o certi difetti che, a loro modo, risultavano enormemente vistosi e intollerabili). Oppure un’eccessiva attività fisica (correre almeno tre volte al giorno oppure, dopo ogni pasto, fare degli esercizi per bruciare le calorie immagazzinate). Una spiccata propensione a cucinare e/o grande interesse verso il cibo (calorie, proprietà nutritive, etc.), fino a diventare dei veri “masterchef” del mangiare.
Tra gli aspetti psicologici dei disturbi alimentari più rilevanti vi è la tendenza riscontrata in alcune di queste persone a “fissarsi” su determinate parti del corpo, come ad esempio la pancia, i glutei, il giro vita, oppure sul peso.
Una mia paziente di circa 30 anni, che soffriva di anoressia nervosa da quando ne aveva 17, descriveva le proprie gambe come deformi e tale percezione emergeva sempre dopo ogni pasto (che era ridotto a poche foglie di insalata e molta acqua).
La parola “deformi” mi colpiva molto, in quanto era evidente la distorsione della propria immagine corporea, legata alla colpa di aver concesso a se stessa di ingerire del cibo piuttosto che resistere alla tentazione.
La restrizione alimentare che ne conseguiva nei giorni successivi (quindi il digiuno completo) era accompagnata da un senso di dolore che, paradossalmente, la mia paziente sentiva come purificante. Questo dolore le restituiva un’immagine del proprio corpo più gentile e armoniosa.
In sintesi, attraverso il dolore conseguente l’astinenza alimentare, prendeva forma nella mente una sorta di espiazione dal peccato del cibo, che restituiva un’immagine più tollerabile e meno deforme del proprio corpo.
Presso lo Studio di Psicologia a Prato con lei abbiamo lavorato molto su questi temi, così come sul rapporto con i suoi familiari, con i quali aveva ingaggiato una vera e propria battaglia intorno al cibo. Il lavoro svolto l’ha portata a vivere il rapporto con se stessa e l’alimentazione con più armonia, fino a restituirle equilibrio e benessere.
Un altro tema molto legato ai disturbi alimentari in genere è quello del giudizio.
Le persone che soffrono di questi disturbi hanno una spiccata sensibilità a ciò che gli altri pensano di loro, le aspettative e i pregiudizi. Sull’altare del giudizio sacrificano molto cose di sé, in quanto a questo aspetto è legato il proprio senso di accettabilità e amabilità.
Per questo motivo, scatta un meccanismo che assume proporzioni molto rilevanti nell’economia psicologica del singolo individuo: il controllo sul proprio sé, sia a livello emotivo che comportamentale. Infatti, al fine di sentirsi amata ed accettata, una persona sente di dover acquisire credito agli occhi degli altri. A tal fine cerca di aderire ad un modello il più accettabile possibile, rispondente per esempio al canone di bellezza più comunemente desiderato.
Una mia paziente mi raccontava che non riusciva mai a dire “no”, anche per le cose più banali. Ad esempio, se gli amici proponevano di andare a mangiare una pizza e a lei non andava, non riusciva ad opporsi, aderendo perfettamente alla proposta fatta. Questo perché dicendo “no” avrebbe avuto paura di deludere i suoi amici, di sentirsi giudicata male, di passare come “la rompiscatole del gruppo”. Pertanto, essere d’accordo sulle proposte degli altri era il solo modo che aveva per sentirsi più al sicuro da un giudizio negativo.
Questa tendenza, in generale, si è molto estremizzata oggi. Infatti, vivendo in una società che ha fatto dell’aspetto magro e tonico un sigillo di successo e bellezza, il modello a cui aderire diventa quello del “palestrato” o della modella magra che riesce ad indossare il vestito giusto.
Le persone che soffrono di Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione, per aumentare la probabilità di successo – e quindi al fine di raggiungere un giudizio positivo su di sé – si sottopongono ad un tour de force. Ad esempio, ore e ore di palestra, cali ponderali drastici, fino ad arrivare ad eccessi estetici che deturpano il volto e il proprio corpo.
Il controllo esercitato sulle proprie emozioni e sul proprio fisico, quindi, diventa un mezzo per essere confermati e per avere un’approvazione che li faccia sentire accettati da tutti.