Nell’era digitale, le relazioni interpersonali si sono trasformate in modi radicali. Sono venuti fuori nuovi comportamenti e nuovi termini per descriverli, tra questi, uno dei più recenti e insidiosi è lo “zombing”. Dopo il già noto ghosting – l’atto di sparire improvvisamente dalla vita di qualcuno senza spiegazioni – lo zombing descrive un comportamento ancora più destabilizzante: il ritorno improvviso e immotivato di chi ci aveva lasciato nel silenzio più totale. Come uno zombie digitale, il soggetto “resuscita” online – con un like, un messaggio, una reazione a una storia – insinuandosi nuovamente nella vita della persona abbandonata. Ma cosa si cela dietro questo comportamento? E quali effetti psicologici può avere su chi lo subisce?
Cos’è lo Zombing?
Il termine zombing deriva ovviamente da zombie, le creature dell’immaginario horror che ritornano dalla morte. In ambito relazionale e psicologico, lo zombing è definito come il ritorno improvviso di una persona che aveva precedentemente fatto ghosting. Questo ritorno spesso avviene in modo superficiale e ambiguo, senza chiarimenti o scuse, e può essere effettuato attraverso qualsiasi mezzo digitale: un messaggio dopo mesi di silenzio, un commento su un post, o addirittura solo una visualizzazione insistente delle storie su Instagram.
Questo comportamento non è casuale né innocuo. Lo zombing implica un’azione deliberata che può riaprire ferite emotive e compromettere il benessere psicologico della persona che lo subisce. Spesso, può avvenire dopo il fenomeno dell’Orbiting (vedi post).
Le Radici Psicologiche dello Zombing
Dietro lo zombing possono celarsi diversi meccanismi psicologici, sia consapevoli sia inconsapevoli. Uno dei più comuni è il narcisismo relazionale, una forma di egoismo emotivo in cui il soggetto utilizza l’altro per nutrire il proprio ego. Il ritorno non è motivato da vero interesse o affetto, ma dal bisogno di validazione: “esisto ancora per te? Hai ancora sentimenti per me?”
Altri fattori includono:
Noia o solitudine: la persona che pratica zombing può farlo semplicemente per distrazione o per riempire un vuoto temporaneo.
Controllo e manipolazione: il ritorno può essere un modo per riaffermare il controllo sull’altro, testandone i limiti emotivi.
Paura dell’impegno: spesso chi fa zombing è incapace di sostenere relazioni profonde e stabili, e preferisce mantenere un legame intermittente, privo di responsabilità.
In alcuni casi, il comportamento può essere anche impulsivo o poco riflettuto, e non necessariamente parte di una strategia cosciente. Tuttavia, anche in queste situazioni, l’impatto psicologico sulla “vittima” rimane significativo.
Gli Effetti Psicologici su Chi Subisce
Subire zombing può essere emotivamente disorientante. Dopo aver vissuto il trauma del ghosting – che spesso lascia la persona con dubbi, senso di colpa, o sentimenti di inadeguatezza – il ritorno improvviso dell’altro può riaprire vecchie ferite o creare nuove confusioni.
Gli effetti più comuni includono:
Ansia e stress relazionale: la persona non sa come interpretare il ritorno e teme di cadere nuovamente in un ciclo tossico.
Bassa autostima: la sensazione di essere trattati come oggetti usa e getta può minare il senso di valore personale.
Ruminazione mentale: la mente cerca di trovare spiegazioni al comportamento altrui, senza spesso riuscirci.
Difficoltà a fidarsi: lo zombing può rendere difficile costruire nuove relazioni, alimentando la diffidenza.
Il comportamento, quindi, può essere descritto come una forma di micro-aggressione emotiva, in quanto mina la stabilità psicologica dell’altro senza apparente motivo o giustificazione.
Zombing e Relazioni Tossiche
Lo zombing spesso si inserisce in dinamiche relazionali tossiche o disfunzionali. In particolare, è frequente in relazioni che oscillano tra idealizzazione e svalutazione, tra vicinanza intensa e sparizione improvvisa. Questo tipo di interazioni è tipico di chi soffre di disturbi relazionali come il disturbo narcisistico di personalità, il disturbo borderline, o semplicemente di chi non ha sviluppato una maturità affettiva sufficiente.
In questi casi, il comportamento non è solo una mancanza di rispetto, ma un sintomo di un pattern relazionale distruttivo e ripetitivo.
Come Proteggersi dallo Zombing
Affrontare lo zombing richiede consapevolezza emotiva e limiti chiari. Ecco alcuni suggerimenti per gestire la situazione:
Riconoscere il comportamento: dare un nome al fenomeno è il primo passo per smascherarlo e affrontarlo razionalmente.
Non rispondere d’impulso: è facile lasciarsi trasportare dalla curiosità o dalla speranza, ma è meglio prendersi del tempo prima di reagire.
Impostare confini netti: bloccare, silenziare o ignorare sono scelte legittime e spesso necessarie per proteggersi.
Parlare con qualcuno: condividere l’esperienza con amici o uno psicologo può aiutare a elaborare il vissuto e rafforzare l’autostima.
Lavorare sull’autonomia emotiva: ricordare che il proprio valore non dipende dalle attenzioni (o assenze) altrui.
Conclusione
Lo zombing è un comportamento subdolo, spesso sottovalutato, ma capace di generare profonde conseguenze psicologiche. In un’epoca in cui le relazioni si giocano sempre più nello spazio digitale, è fondamentale sviluppare strumenti critici per riconoscere e difendersi da queste dinamiche. Prendersi cura della propria salute mentale significa anche saper chiudere porte che si riaprono solo per turbare la nostra pace. La consapevolezza è il primo antidoto contro i fantasmi del passato che tornano sotto mentite spoglie.