Mi capita spesso di sentire dire dai miei pazienti: “Non l’ho detto a nessuno che vado dallo psicologo, ma secondo te dovrei?”.
Dire o non dire che si va da uno psicologo? Questo è il dilemma!!
Ovviamente non ci sono regole assolute su questo. È una questione personale. Non è certo obbligatorio raccontare a qualcun altro che siamo in terapia. Alcune persone preferiscono tenere per sé questa informazione, in quanto la ritengono molto intima.
Altre persone non ne parlano perché, molto semplicemente, hanno paura di essere giudicati male. In altre parole, hanno timore di essere considerate “pazze”. Magari solo più banalmente “un po’ strane”.
Allora proviamo a capire: chi va dallo psicologo è davvero un folle?
Vado dallo psicologo: Stranger Things?
Uno psicologo incontra un paziente.
Sembra l’inizio di una barzelletta. Ma, se guardiamo dietro le etichette, potremmo reinterpretare questa frase in modo diverso: una persona incontra una persona.
Difatti, uno psicologo è una persona, esperta di psicologia e psicopatologia. Il paziente è una persona esperta di se stessa. Un terapeuta cerca di fornire degli strumenti perché questa riesca ad affrontare il proprio disagio.
Disagio uguale a malattia?
Assolutamente no!
La parola disagio non indica necessariamente un disturbo. Anzi, il disagio potrebbe essere l’effetto di situazione psicologica ed emotiva delicata e complicata, senza che si determini un disturbo in senso clinico.
Confrontarsi con una persona esperta in questo campo non significa “essere” problematici, ma solo “avere” un problema.
Inoltre, alle volte non è semplice affrontarlo da soli.
Viviamo nell’era del “Voglio farcela da solo!”, dovendo dimostrare di non avere bisogno di alcun aiuto. Pertanto andare da uno psicologo (o anche solo parlarne a qualcuno!) diventa un’onta personale. Ci fa sentire deboli, folli, strani, ci porta a vergognarci e cominciamo ad avere paura di essere giudicati male qualora si venisse a sapere.
Entriamo, così, nel vortice del rimandare ad un’altra volta. Quando va bene, si iberna il problema, finché il caldo di un’altra ansia non ne scioglie i ghiacci e lo libera nuovamente. Nei casi peggiori ricorriamo ad altre strade, ben più deleterie (es., beviamo).
Lo psicologo: no sciamano, sì essere umano
Fortunatamente, oggi l’idea dello psicologo “sciamano” o aruspice dell’anima si sta lentamente ridimensionando. Lo psicologo, come ho avuto modo di spiegare altrove (clicca qui), è una persona che cerca di aiutare con la propria “arte” dell’ascolto, avvalendosi anche di alcune tecniche funzionali al cambiamento.
Pertanto, andare da uno psicologo significa solo una cosa: farsi aiutare. Non definisce chi sei come persona, non definisce cosa hai con un’etichetta. Chi decide di confrontarsi con un terapeuta, in realtà, ha molta più forza di quella che si potrebbe pensare. Significa, difatti, mettersi in discussione, aprirsi a domande “scomode”, cercare di ascoltarsi e decodificare gli aspetti più intimi della propria personalità.
In altre parole, fare terapia significa avere fiducia nelle proprie capacità di cambiare la situazione.
Così, chiunque decida di farsi aiutare, ha già in mano la carta vincente per superare i propri problemi…e allora: si cominci il gioco!