The Dark Side of The Moon: il lato oscuro della luna. Quel lato in cui le ombre abitano i nostri pensieri. In cui la nostra essenza si colora di una tinta crepuscolare, monolitica, priva di luce. Fatta di caos.
Questa dimensione più profonda e apparentemente minacciosa è presente in tutti noi. Viene chiamata in molti modi, e trova forme ed espressioni diverse a seconda degli ambiti umani (dall’arte alla letteratura).
Ma cosa è?
La psicologia ha tentato, e tutt’oggi tenta, di dare un significato a questa dimensione oscura. La psicologia analitica di Carl Jung lo ha identificato con l’archetipo dell’ombra. Con questo concetto si tenta di identificare il lato oscuro della personalità umana come una dimensione primitiva della nostra psiche, in cui hanno radice i nostri istinti repressi ed inaccettabili.
Da un punto di vista culturale e sociale, però, il concetto di “lato oscuro” era già presente da tempo. Ad esempio, nella letteratura. Si pensi al capolavoro di Stevenson “Dr. Jekyl e Mr. Hyde“. Oppure al libro “Il Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, il cui il protagonista “proietta” sul proprio autoritratto gli istinti più reconditi, insieme ai suoi effetti più nefasti.
Il lato oscuro è “brutto e cattivo”?
L’aggettivo “oscuro” non rende certo giustizia al concetto di “lato oscuro”. Infatti, questa parola richiama alla mente qualcosa di negativo, di primitivo, da rifiutare e reprimere. Una branca della psicologia, per anni, effettivamente lo ha identificato così, ovvero come la dimensione inconscia del nostro mondo psichico. In altre parole, la parte in cui vengono rigettati i nostri istinti inaccettabili. In cui vengono relegati e repressi i nostri egoismi, i nostri desideri più inammissibili.
Ma davvero c’è solo “buio”?
No! Il lato oscuro non è solo fatto di “cose cattive”, ma anche di aspetti personali che possono essere molto produttivi. Bisogna conoscerli.
La nostra impulsività, la nostra vitalità, i nostri desideri non sono “buoni” o “cattivi” a prescindere. Ad esempio, io posso essere un impulsivo, passionale, e magari tendere ad agire in maniera immediata, forse senza dare adito al ragionamento. Il problema non è “la passionalità” o l’impulsività, bensì come viene canalizzata ed espressa.
Non possiamo dire a prescindere che il coltello sia uno strumento “giusto” o “sbagliato”. Dipende da come si usa. E così anche i nostri istinti, le nostre passioni, i nostri desideri più morbosi o le nostre ansie. Possono aiutarci a creare delle modalità anche molto creative di costruire il proprio mondo, oppure , se usate male, possono distruggerci.
Nel nostro mondo oscuro ci sono desideri inespressi o aspirazioni frustrate. Perché debbono forzatamente essere o buone o cattive? Non potrebbero solo essere ciò che sono? Desideri e aspirazioni? Certo che sì. Tentiamo di non “vestirle” di giudizi e pregiudizi. Cerchiamo di andare dietro le quinte del palcoscenico mentale, e scrutiamo se ci sono bisogni personali che abbiamo la necessità di esprimere. Siamo anche questo!
Non si deve reprimere o giudicare immediatamente certi pensieri o comportamenti. Il nostro lato oscuro appartiene a noi tanto quanto quello di luce. Siamo fatto di entrambi. Pertanto, esploriamo anche quello, forse nel buio si nasconde una piccola luce di saggezza.
In questo Nietzsche aveva ragione: “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.