Femminicidio: breve analisi psicologica - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Femminicidio: breve analisi psicologica

Tabella dei Contenuti

Il fenomeno del femminicidio rappresenta un problema sociale e psicologico di rilevanza globale, drammaticamente impattante e socialmente urgente. Rimane un tema, ahimè, molto attuale, che ha sempre suscitato preoccupazione, e tutt’oggi continua a suscitarne (vedi il caso recente di Giulia Cecchettin).

Questo tipo di violenza estrema, che ha come vittime le donne, viene dibattuto spesso (ma mai abbastanza) dalle varie istituzioni sul territorio (politica, giustizia, scuola, famiglia), rappresentando un tema struggente che suscita rabbia, repulsione, senso di impotenza.

Definizione di femminicidio

Il femminicidio può essere definito come l’uccisione di una donna da parte di un uomo, spesso in un contesto di violenza di genere. Tuttavia, la sua comprensione va oltre la mera descrizione degli eventi e coinvolge aspetti psicologici complessi che riguardano sia l’aggressore che la vittima.

Psicologia dell’aggressore di femminicidio

Pur non esistendo un profilo psicologico e comportamentale onnicomprensivo valido per tutti, è possibile rintracciare alcune caratteristiche psicologiche e comportamentali in chi commette queste orrende nefandezze.

  • Controllo e Dominio: gli aggressori spesso cercano di esercitare un controllo totale sulla vita della vittima, cercando di dominarla fisicamente, emotivamente e psicologicamente. Questo desiderio di potere può essere alimentato da una combinazione di insicurezze personali e convinzioni distorte sulle relazioni.
  • Mascolinità Tossica: alcuni aggressori sono influenzati da modelli culturali che promuovono una visione distorta della mascolinità, in cui la violenza viene erroneamente associata a una dimostrazione di forza e controllo. Questi individui possono sentirsi minacciati dalla crescita dell’autonomia femminile. Unitamente alla presenza di stereotipi di genere nella famiglia di provenienza, può portare alla percezione errata delle donne come inferiori agli uomini, con conseguenti sentimenti di possessività e controllo narcisistica. Questi disturbi possono alimentare un senso distorto di superiorità e giustificare comportamenti violenti nei confronti delle donne.
  • Patologie Psicologiche: in molti casi, gli autori di femminicidio presentano disturbi psicologici gravi, come disturbi di personalità narcisistica, depressione o psicosi. Tali condizioni possono amplificare i comportamenti violenti e rendere difficile per gli aggressori gestire emozioni negative come la rabbia e la frustrazione.

Psicologia della vittima di femminicidio

Partendo dalla premessa che ogni caso è unico e complesso, possiamo rintracciare alcuni tratti comuni che possono emergere nel profilo della vittima.

  • Vulnerabilità Economica e Sociale: spesso le vittime di femminicidio provengono da contesti socioeconomici svantaggiati. La mancanza di risorse economiche e di una rete di supporto solida può renderle particolarmente vulnerabili. La dipendenza finanziaria dal partner aggressore può limitare le opzioni di fuga.
  • Relazioni Abusive Precedenti: in molti casi, le vittime di femminicidio hanno vissuto precedenti relazioni abusive. Queste esperienze possono contribuire a un ciclo di violenza (vedi più avanti), rendendo difficile per la vittima riconoscere i segnali di pericolo o chiedere aiuto.
  • Bassa Autostima e Senso di Colpa: le vittime possono spesso sviluppare una bassa autostima a causa degli abusi subiti, contribuendo a un senso di impotenza e dipendenza emotiva dal partner. Questo può portare a sentimenti di colpa e vergogna che ostacolano la ricerca di aiuto.
  • Isolamento Sociale: gli aggressori spesso cercano di isolare le vittime dal loro ambiente sociale, limitando i contatti con amici e familiari. L’isolamento può aumentare il senso di dipendenza e limitare le risorse disponibili alla vittima.
  • Paura e Controllo: le vittime di femminicidio possono vivere in uno stato costante di paura a causa delle minacce e dei comportamenti controllanti del partner. La paura può essere un deterrente alla denuncia e alla ricerca di aiuto.
  • Ciclo della Violenza: molte vittime sono coinvolte in un ciclo di violenza, che può includere episodi di abuso, seguiti da periodi di “calma” o pentimento da parte dell’aggressore. Questa dinamica può rendere difficile per la vittima interrompere il legame con il partner violento (vedi più avanti).
  • Risposte al Trauma: le vittime di femminicidio spesso sviluppano risposte al trauma, come disturbi d’ansia, depressione, o disturbo da stress post-traumatico. Questi impatti psicologici possono persistere anche dopo la fine della relazione abusiva.
  • Timore per i Figli: quando ci sono figli coinvolti, le vittime possono essere motivate a rimanere nella relazione violenta per proteggere i loro bambini o per paura di perdere la custodia.

Il modello del ciclo della violenza

Il ciclo della violenza è un modello che spesso si osserva nelle relazioni abusive, inclusi i casi di femminicidio. Questo ciclo comprende tre fasi principali:

  1. di tensione
  2. dell’incidente acuto
  3. di luna di miele o riconciliazione.

Va notato che non tutte le relazioni abusive seguono esattamente questo modello. Infatti, ogni situazione è unica, ma il ciclo della violenza può fornire un quadro utile per comprendere i pattern di comportamento nelle relazioni abusive.

  • Fase di Tensione: questa è la fase iniziale del ciclo, caratterizzata da crescente tensione e conflitto nella relazione. Durante questa fase, la vittima può percepire l’aumento della pressione emotiva, controlli e segnali di aggressività da parte dell’aggressore. La vittima potrebbe cercare di placare l’aggressore o evitare situazioni potenzialmente esplosive.
  • Fase dell’Incidente Acuto: questa è la fase in cui avviene l’atto di violenza. Può includere abusi verbali, fisici, sessuali o una combinazione di essi. Questa fase rappresenta il culmine della tensione accumulata durante la fase precedente. Dopo l’incidente, la vittima può cercare di minimizzare l’accaduto o giustificare il comportamento dell’aggressore.
  • Fase di Luna di Miele o Riconciliazione: dopo l’atto di violenza, l’aggressore spesso mostra rimorso, chiede scusa e cerca di riconquistare la vittima. Questa fase è caratterizzata da un apparente miglioramento della relazione, con gesti affettuosi, promesse di cambiamento e un periodo di calma. La vittima può sperare che l’aggressore cambi veramente e che la situazione migliorerà.
  • Ripetizione del Ciclo: dopo la fase di riconciliazione, la relazione può temporaneamente sembrare stabile, ma la tensione inizia nuovamente a crescere, riavviando il ciclo della violenza. Con il passare del tempo, le fasi del ciclo possono diventare più frequenti e più intense, e la violenza può aumentare in gravità.

Questo ciclo può rendere difficile per la vittima lasciare la relazione abusive. La fase di luna di miele può creare una speranza illusoria di cambiamento, mentre la paura della fase dell’incidente acuto può tenerla intrappolata nella relazione. La comprensione di questo ciclo è fondamentale per gli operatori dei servizi di supporto e per coloro che cercano di intervenire per prevenire il femminicidio, poiché può guidare gli sforzi per interrompere il ciclo e proteggere le vittime.

Tutto questo comportare una serie di effetti psicologici a lungo termine. Le donne che sopravvivono a situazioni di femminicidio possono sviluppare disturbi post-traumatici, depressione, ansia e altri problemi psicologici. Questi effetti possono persistere a lungo termine, influenzando negativamente la qualità della vita e la capacità di instaurare relazioni sane.

Interventi Psicologici e Sociali

Prevenzione Primaria: gli sforzi per prevenire il femminicidio dovrebbero concentrarsi sulla sensibilizzazione e sull’educazione riguardo alle dinamiche di potere nelle relazioni, promuovendo modelli positivi di mascolinità e fornendo risorse alle vittime. Va da sé che promuovere l’educazione sulla parità di genere e la sensibilizzazione agli stereotipi dannosi può contribuire a cambiare le mentalità e a ridurre la violenza di genere alla radice.

Interventi Terapeutici: per coloro che hanno subito violenza o sono a rischio, è essenziale garantire l’accesso a servizi di consulenza e supporto psicologico. Questi interventi possono aiutare le vittime a superare traumi e paure, nonché a sviluppare strategie per rompere il ciclo della violenza.

Interventi Psicologici: gli aggressori possono beneficiare di interventi psicologici mirati per affrontare i problemi sottostanti, come la gestione dell’ira e il controllo degli impulsi violenti. Programmi di terapia mirati possono essere implementati per prevenire recidive.

Supporto alle Vittime: fornire supporto psicologico alle vittime è essenziale per aiutarle a superare traumi emotivi e fisici. La creazione di reti di supporto e servizi di consulenza può contribuire a ridurre il rischio di femminicidio.

 

Il femminicidio è un fenomeno complesso che richiede una risposta integrata a livello psicologico, sociale e legislativo. La comprensione delle dinamiche psicologiche coinvolte è cruciale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci e per sostenere le vittime nel loro percorso di guarigione. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di porre fine a questa forma inaccettabile di violenza di genere.