Ormai sono passati due mesi da quando c’è stato il lockdown in Italia a causa del Covid 19.
Tutto si è fermato, come un fermo immagine. Il tempo, con un mefistofelico telecomando in mano, si è alzato dal divano e ha messo in pausa il film.
Dalla finestra vedo uno scenario innaturale, muto. Anche le foglie mosse dal vento sembrano voler rimanere ferme, in segno di rispetto per questo momento.
Dove è andata a finire la vita?
Sembra la classica scena dell’uomo che si sveglia dal coma in una città deserta. È un silenzio assordante. Un immobilismo scellerato. Un picchio che martella la corteccia dura dell’albero senza mai bucarla.
LA VITA NASCOSTA DAL COVID
Siamo tutti nelle nostre case. Ecco dove si è rintanata la vita.
Siamo tutti entro pochi metri quadri di spazio. Le nostre finestre sono spalancate verso il “fuori”, come trampolini per i nostri desideri più reconditi: correre, camminare, abbracciarsi, ritrovarsi.
Alle volte mi viene in mente la scena di Forrest Gump in cui comincia a correre e non si ferma se non dopo mesi e mesi. Come vorremmo tutti fare come Forrest.
Ma non possiamo. E probabilmente nemmeno lui potrebbe oggi. Quelle strade che lui percorre sono al momento chiuse. Sono sorvegliate. Nessun fan, come nel film, lo seguirebbe. Nessun nugolo di corridori provetti muoverebbe piede dietro di lui.
Il nostro Panta Rei esistenziale si è fermato. Non scorre più niente.
Anche i nostri pensieri, insonni e impoltroniti da settimane di inerzia, da ispide saette di flusso di coscienza , oggi somigliano più a canti gregoriani lenti e macilenti.
Vi sono ansie, paure, stati depressivi che si rincorrono. Il mondo là fuori ci spaventa.
UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL
Fra poco rivedremo la luce?
È possibile. Il 4 maggio è arrivato.
Ma non sarà esattamente un vero e proprio “bomba libera tutti”. Sarà molto più lento. Nonostante ciò, rappresenta una riapertura.
Cosa ci aspetta al di là di quella porta?
La prima riflessione è: non correte!
Non uscite di casa pensando che tutto debba tornare a tutti i costi come prima. Non si può. Il Covid è sempre lì fuori. Dobbiamo imparare la lentezza. Dobbiamo imparare “l’adagio”.Pertanto non precipitiamoci a fagocitare la vita. Rischiamo di gustare le cose.
Altra riflessione: fermiamoci talvolta a ripensare a ciò che è successo, e soprattutto a cosa abbiamo capito della vita che avevamo. Ad esempio, la frenesia, la routine, le mille cose a cui abbiamo per anni rinunciato. I rapporti, le piccole cose che abbiamo (necessariamente) recuperato in queste settimane nello stand by generale.
Molti miei pazienti e amici mi hanno raccontato punti di vista diversi sul Covid 19 e sulla quarantena. E credo che ci siano davvero molti modi diversi di vivere la propria pausa. Ma ritengo, altresì, prezioso capire che non c’è un strada unica anche di fronte alle avversità.
Ricominciare è un nostro diritto. Ma è altrettanto un nostro dovere considerare gli altri. Non solo in questo momento. Ma sempre. Sempre.