Nella nostra cultura “bere un goccetto” non è considerato un problema. In effetti, si fa una certa fatica a definire una linea di confine fra “problema” e “momento di piacere” quando si parla di alcol.
Chi può dire che bere un bicchiere di vino durante un pasto faccia male? E bere una birra con gli amici? Quando “bere” diventa realmente un problema?
Proviamo a fare il punto.
Alcolismo: una definizione
L’ alcolismo è una malattia cronica caratterizzata da alterazioni comportamentali, fisiche e psichiche causate dal consumo compulsivo di quantità elevate di alcool.
Rientra all’interno dei Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction, generalmente denominati “dipendenze”, sono una classe di disturbi che hanno una radice comune.
L’alcolismo è definito tecnicamente come un “uso problematico di alcol”. Viene, altresì, definita una malattia cronica, recidivante e potenzialmente mortale. Ciò che caratterizza questo problema è la significativa difficoltà da parte dell’individuo di desistere dal consumare alcolici.
In altre parole, l’alcolista ha perso il controllo sul comportamento di bere, fino ad arrivare ad assumere frequentemente grandi quantità di alcolici.
L’organizzazione mondiale della sanità ha stimato, nel 2010, che le persone affette da alcolismo nel mondo erano circa 208 milioni (il 4,1% della popolazione mondiale oltre i 15 anni). L’alcolismo è più comune nei maschi e nei giovani adulti (anche se i danni dell’alcol sono più pesanti nel sesso femminile) ed è considerato uno dei problemi sanitari e sociali più rilevanti.
Chi è affetto da alcolismo sviluppa, nel tempo, una serie di gravi sintomi fisici e psicologici oltre a danni nella sfera sociale. I danni fisici più rilevanti colpiscono in particolare il cervello e il fegato, anche se in generale tutti gli organi possono essere danneggiati dall’alcol. In particolare in gravidanza l’abuso alcolico può danneggiare enormemente lo sviluppo del feto.
Da un punto di vista psicologico, chi soffre di alcolismo può manifestare alterazioni della personalità e sviluppo di aggressività. Inoltre può evidenziarsi un deterioramento nelle capacità cognitive (memoria, attenzione, concentrazione, astrazione etc.). Infine l’alcolismo provoca numerosi danni alla vita relazionale, familiare e lavorativa dell’individuo, con frequenti litigi, perdita del lavoro, separazioni etc.
Idee distorte sull’uso di alcol
Vorrei fare il punto anche su una questione molto importante. Intorno all’assunzione di alcol esistono tante idee distorte, falsi miti e luoghi comuni che, non solo favoriscono l’accessibilità all’alcol, ma possono definire un uso improprio e pericoloso per la vita.
Alcuni dei principali luoghi comuni sono:
- L’alcol è una sostanza stimolante (nella realtà l’alcol stimola e deprime allo stesso tempo il sistema nervoso centrale)
- L’alcol aiuta le persone a dormire più profondamente (nella realtà l’alcol influenza negativamente la qualità del sonno)
- L’intossicazione da alcol è maggiore quando si mischiano diverse bevande alcoliche diverse (nella realtà ciò che determina l’intossicazione è la quantità effettiva di alcol nel sangue)
- Bere caffè fa passare l’intossicazione da alcol (nella realtà il caffè non influenza i livelli di intossicazione)
- Le persone con grande forza di volontà non corrono il rischio di sviluppare alcolismo (l’ebrezza da alcol riduce drasticamente la forza di volontà)
- In un forte bevitore i danni al fegato si manifestano prima dei danni cerebrali (nella realtà è possibile che i danni cerebrali anticipino i danni al fegato)
- L’astinenza da eroina è più pericolosa di quella da alcol (nella realtà è vero il contrario, l’astinenza da alcol è potenzialmente più letale di quella da oppiacei)
Le ricerche suggeriscono che i pazienti con alcolismo hanno difficoltà nell’intraprendere un cambiamento per conto proprio e che il problema centrale, come in altri problemi di dipendenza, è mantenere il cambiamento nel tempo.
Nel percorso che porta l’alcolista inattivo alla ricaduta, egli compie una serie di “atti apparentemente insignificanti” che progressivamente lo avvicinano all’alcol cosi che la ricaduta inizia prima del primo uso di alcol e continua dopo l’uso iniziale.