Neuropsicologia dell’Ictus Cerebrale
Patologie cerebrovascolari (ictus ischemici o emorragici): per questi pazienti possono essere previsti percorsi diagnostici che comprendono valutazioni neuropsicologiche periodiche, soprattutto al fine di valutare la presenza o meno del recupero delle funzioni cognitive colpite dall’ictus.
Cosa è l’ictus cerebrale?
L’ictus (letteralmente “colpo”) è una lesione cerebrovascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello dovuta a ostruzione o a rottura di un’arteria. Quando un’arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, privati dell’ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire. Le cellule cerebrali distrutte dalla lesione iniziale innescano una reazione a catena che distrugge le cellule anche in una vasta area circostante. Poiché le cellule cerebrali non si rigenerano, il danno causato dall’ictus è spesso permanente. A seconda della parte del cervello colpita, l’ictus può avere come conseguenze la paralisi e la perdita di alcune funzioni (la parola, la visione o la memoria). E’ la prima causa di invalidità negli adulti: ben 3 milioni di cittadini nei paesi occidentali riportano un’invalidità permanente a causa dell’ictus. Di questi, circa un terzo riporta una menomazione definibile come lieve, un terzo modesta ed un terzo grave. L’ictus può anche portare al coma o alla morte.
Come un attacco di cuore, l’ictus può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso, anche se di solito questo avviene molti anni dopo la nascita di problemi cardiaci e all’apparato circolatorio. Gli ictus sono causati da ischemia (ictus ischemico) o da emorragia (ictus emorragico).
L’Ictus o Stroke è un accidente cerebrovascolare che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce come “un segno clinico a rapida evoluzione di un deficit focale della funzione cerebrale di probabile origine vascolare”. E’ di durata superiore alle 24 ore. Al di sotto delle 24 ore si parla di TIA (Attacco ischemico transitorio). Il TIA è comunque a sua volta un fattore prognostico negativo, dal momento che circa il 10% dei casi che sviluppano un TIA, andranno incontro ad uno stroke completo.
Fattori di rischio Ictus Cerebrale
- Demografici (età, sesso)
- Caratteristiche fisiologiche
- Abitudini comportamentali
N.B. I fattori di rischio interagiscono in modo fattoriale e non semplicemente additivo e il rischio di morte per ictus aumenta all’aumentare del numero dei fattori, anche quando il rischio attribuibile a ciascuno di essi sia limitato
L’età è il maggiore fattore di rischio per l’ictus. L’incidenza di ictus aumenta con l’età e, a partire dai 55 anni, raddoppia per ogni decade. Il tasso di prevalenza di ictus è leggermente più alto negli uomini (7.4%) rispetto alle donne (5.9%) E’ possibile che venga ereditata una predisposizione ad essere colpiti da ictus, ma il ruolo dei fattori genetici non è tutt’ora definito.
I fattori di rischio più documentati sono:
- Ipertensione Arteriosa
- Alcune Cardiopatie (in particolare Fibrillazione Atriale)
- Diabete Mellito
- Iperomocisteinemia
- Ipertrofia Ventricolare Sinistra
- Stenosi Carotidea
- Fumo di Sigaretta
- Eccessivo Consumo di Alcol
- Ridotta attività fisica
Tipologie di Ictus Cerebrale
- Ictus Ischemico: noto anche come ictus trombotico o trombosi cerebrale, si genera quando, all’interno di una arteria cerebrale, si forma un coagulo di sangue, il trombo, che restringe il vaso sanguigno. Questo processo può interrompere completamente il rifornimento nutritivo all’area cerebrale irrorata dall’arteria che si è occlusa. I trombi si formano molto spesso in vasi sanguigni danneggiati dall’aterosclerosi, una patologia nella quale le sostanze grasse si depositano sulle pareti arteriose riducendo gradualmente il flusso ematico. In altri casi un coagulo di sangue, l’embolo, che si è formato in un’altra parte del corpo, solitamente nel cuore, può immettersi nel flusso sanguigno e arrivare a ostruire un’arteria cerebrale di calibro leggermente inferiore alle dimensioni dell’embolo stesso. Quindi, si avrà un ridotto afflusso di sangue al cervello, con un deterioramento a gradini o progressivo, segni neurologici focali corrispondenti a un singolo territorio vascolare, segni indicativi di una lesione focale corticale o sottocorticale.
- Ictus Emorragico: sanguinamento in conseguenza della rottura di un vaso, nella maggior parte dei casi un aneurisma cerebrale, cioè un vaso cerebrale dilatato in modo anomalo, congenito o acquisito. Si riconoscono due tipologie:
- Emorragia intracerebrale o intraparenchimale: si intende una raccolta di sangue all’interno del tessuto cerebrale. Rappresenta solo il 15% di tutti gli ictus ma è il più grave e potenzialmente fatale perché si verifica quando un’arteria cerebrale si rompe. Infatti, si verifica in conseguenza della rottura di un vaso intracranico, precoce e prolungata perdita di coscienza, cefalea importante nausea vomito, segni focali che non corrispondono ad un territorio vascolare preciso. Le cause possono essere diverse: un brusco aumento della pressione arteriosa (in questo caso si verifica spesso un’emorragia cerebrale), oppure la rottura di un aneurisma, cioè di una porzione della parete di un’arteria malformata, oppure un’alterata coagulazione del sangue, per esempio in seguito a trattamento con farmaci anticoagulanti.
- Ictus Emorragico Subaracnoideo: versamento di sangue nello spazio subaracnoideo in genere dovuta a rottura di aneurismi (85%), di malformazioni vascolari o a traumi. Il paziente lamenta una violenta cefalea spesso associata a rigidità nucale e vomito.Si può avere perdita di coscienza. L’emorragia subaracnoidea, pur rappresentando solo il 3% di tutti gli ictus è responsabile del 5% degli esiti fatali. I segni premonitori dell’ictus possono essere:
- debolezza e intorpidimento a viso, braccia o gambe, solitamente in un lato del corpo
- difficoltà nel parlare e nel comprendere
- difficoltà a camminare, senso di vertigine, perdita di equilibrio o perdita della coordinazione
- problemi alla vista ad uno o entrambi gli occhi
- improvvisa e intensa cefalea non riconducibile ad alcuna causa (spesso descritta come “la peggiore della mia vita”).
Neuropsicologia dell’ictus cerebrale
Purtroppo, il profilo neuropsicologico di un paziente colpito da Ictus è molto variegato. Infatti, la tipologia di disturbi cognitivi è direttamente legata
- al tipo di ictus (emorragico o ischemico)
- alla sede e all’estensione della lesione
- al tipo intervento che viene fatto sul paziente nei momenti immediatamente successivi alla comparsa dell’ischemia e/o dell’emorragia cerebrale.
In altre parole, territorio vascolare interessato e/o l’estensione della lesione ischemica o emorragica e il lato della lesione determinano la sintomatologia cognitiva, oltre ai deficit a carico delle vie lunghe sensi motorie.
I disturbi più frequenti sono quelli a carico del linguaggio nel caso di lesioni emisferiche sinistre (o comunque dell’emisfero specializzato per il linguaggio), e, viceversa, visuo-spaziali nel caso di lesioni emisferiche destre.
Sono presenti anche altri disturbi, dipendenti dal lato della lesione:
- nel caso di lesioni emisferiche sinistre, si possono riscontrare:
- alterazioni della memoria verbale,
- alterazioni del gesto
- depressione con reazioni catastrofiche
- nel caso di lesioni emisferiche destre, si possono riscontrare:
- alterazioni della memoria visuo-spaziale
- negligenza emispaziale o emicorporale
- anosognosia,
- disforia o euforia etc.
Inoltre, si sono riscontrate disfunzioni cognitive quali aprassia costruttiva sia per lesioni sinistre che destre, anche se la loro estrinsecazione ha caratteristiche differenti. Infatti, l’aprassia costruttiva può essere presente sia per lesioni parietali destre che sinistre; tuttavia, la fenomenologia cognitiva è differente: disegni ricchi di particolari ma con alterati rapporti spaziali e meno organizzati nelle lesioni destre, disegni semplificati, senza alterazioni dei rapporti reciproci e meglio organizzati, nel caso di lesioni sinistre).
In letterautra sono riportati casi di Neglet, dovuto sia a una lesione frontale che parietale, più frequentemente e, in maniera più significativa, a carico dell’emisfero destro.