APPROCCIO TERAPEUTICO
Che tipo di psicoterapia utilizzo nel mio lavoro di Psicoterapeuta a Prato
L’impianto teorico e l’approccio terapeutico del Cognitivismo Costruttivista Post-Razionalista
“L’osservatore è un sistema vivente e qualsiasi comprensione della cognizione come fenomeno biologico deve rendere conto dell’osservatore e del suo ruolo in esso”. (Maturana e Varela, Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente)
“Tutte le cose erano insieme; poi venne la mente e le dispose in ordine”. Anassagora (499-428 a.C.)
Il cognitivismo post-razionalista è un orientamento teorico in ambito psicologico e psicoterapeutico – fondato da Vittorio Guidano – alla base del quale vi è un nuovo modo di concepire la psicologia, caratterizzato dal riconoscimento dell’individuo come irriducibile generatore di significato. Nell’ottica costruttivista, sia l’osservatore che l’osservato costruiscono spiegazioni che consentono loro di dare un significato agli aspetti di realtà sperimentati, realtà che, lungi dall’essere conosciuta “per sé”, oggettivamente, è inestricabilmente connessa alla visione relativa di chi osserva. L’osservato è, quindi, anche osservatore. Una descrizione della azione umana non può, pertanto, prescindere dal punto di vista soggettivo di chi la compie.
Partendo dall’interesse per il soggettivo in psicopatologia descrittiva (interesse che ha caratterizzato il suo percorso di ricerca e di prassi professionale), Guidano si è allontanato gradualmente dalla iniziale impostazione teorica e metodologica di matrice razionalista ed empirista evidenziando la questione della scarsa predittività mostrata da tali orientamenti, ed è giunto nel 1991 alla definizione di una psicopatologia esplicativa ove la tematica del soggettivo risulta organicamente inserita all’interno di un’ottica della complessità e in un’epistemologia sistemico-evolutiva compiuta.
Negli ultimi decenni del Novecento la convergenza di discipline quali la seconda cibernetica, l’epistemologia evolutiva, la termodinamica irreversibile, le scienze cognitive, le Neuroscienze, il Darwinismo Neurale, ha determinato il sorgere di una nuova prospettiva: le “scienze della complessità”, il cui oggetto di studio sono i sistemi complessi e, fra questi, gli esseri umani. La comprensione del funzionamento dei sistemi umani richiede conoscenze interdisciplinari. Le scienze della complessità hanno evidenziato come qualità preminenti gli aspetti di autodeterminazione e autorganizzazione di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo.
Il modello formulato da Guidano è definito:
• post-razionalista, perché pone in evidenza la trama emozionale sottesa al pensiero logico razionale;
• sistemico, perché considera la psiche umana un sistema chiuso autoorganizzato;
• esplicativo, in quanto si interessa agli aspetti esplicativi dei fenomeni psicologici piuttosto che a quelli descrittivi;
• processuale, perché pone l’attenzione sulle modalità di processamento dell’esperienza piuttosto che sui contenuti;
• evolutivo, perché, basandosi sugli apporti della biologia di Maturana e sulla teoria del Darwinismo Neurale, considera la conoscenza una caratteristica insita in ogni essere vivente.
Le caratteristiche della conoscenza umana e le organizzazioni di significato
L’ottica della psicologia post-razionalista si nutre avidamente della concezione di conoscenza formulata dall’epistemologia evolutiva, la quale concepisce la conoscenza come una capacità posseduta da ogni essere vivente – in quanto sistema autorganizzato – di far fronte alle perturbazioni esterne, con l’obiettivo di perpetuare la propria struttura ed accedere a nuovi livelli di realtà.
La conoscenza umana può essere distinta in:
• emozionale, ovvero la dinamica del corpo che segnala il dominio di azione nel quale l’organismo si muove;
• intersoggettiva, che consente di costruire una teoria dell’altro al di là del comportamento osservabile;
• linguaggio, che consente una rappresentazione astratta della realtà e l’aumento della coordinazione intersoggettiva.
Essendo sistemi autorganizzati, gli esseri umani sono anche sistemi storici. L’esperienza umana, infatti, è sempre coerente con la dinamica interna al sistema, essendo un flusso continuo nel quale si possono individuare delle invarianti che evidenziano le caratteristiche di unicità di ogni organismo rispetto agli altri.
Il flusso esperenziale si consolida in un senso di sé, che è il fluire insegnato dell’esperienza divenuto sensazione di una propria continuità e unicità al di là dei mutamenti. L’organizzazione di un dominio di emozioni ricorrenti e oscillanti in un dato individuo, definito “esperienza immediata”, rende possibile riconoscere il senso della propria continuità e unicità, il sé stesso. Ciò si solidifica in un approccio terapeutico molto fine e pratico.
Il livello dell’esperienza immediata (l’Io) è analogico ed emozionale, corrisponde alla conoscenza emozionale, e le immagini e le tonalità emotive di base di tale dominio sono scatenate dalla modulazione dei processi di attaccamento alle figure significative (Guidano, 1991).
Il livello della “spiegazione” (Me) è la rete di distinzioni compiute all’interno del linguaggio che costruiscono le credenze, argomentazioni, le storie, ecc. Esso è un livello esplicito. Tali distinzioni compiute attraverso il linguaggio non sono ricavate dal mondo esterno oggettivo, ma dall’esperienza immediata. Ciò spiega il motivo per il quale la conoscenza è sempre personale, relativa, e riflette la storia dell’individuo.
Il livello della spiegazione opera sull’esperienza immediata riordinandola in una sequenza narrativa cronologica, causale e tematica .
Dal flusso costante dell’esperienza immediata sottoposta alle distinzioni del linguaggio nasce e si sviluppa il sé (Guidano, 1991).
Dato che la sopravvivenza umana dipende dalla capacità di interagire con gli altri conspecifici, il sistema conoscitivo funziona al contempo per mantenere un sentimento di continuità del legame di attaccamento in età infantile e di autoimmagine (coscienza di sé) e autostima in età adulta, fattori questi ultimi dai quali dipende l’accessibilità a nuove interazioni nella comunità di appartenenza.
Sulla base delle tonalità emozionali scatenate dalle interazioni con i genitori e quindi del tipo di immagini di “sé con l’altro”, il bambino si costruisce un’organizzazione cognitiva-emotiva specifica.
Vivendo in una realtà intersoggettiva che sola permette di riconoscersi, è da questa matrice che l’individuo ricava le tonalità emotive che costruiscono il significato personale. Essa è la modalità con la quale decodifica la sua esperienza immediata, esplicitando il senso di sé all’interno di una concezione del mondo complessa. È il significato personale che, organizzando il rapporto dialettico fra Io e Me, determina in senso progettuale la direzionalità del sistema-individuo. Al contempo, organizzando la percezione del mondo, esso dà una spiegazione e una giustificazione alla consapevolezza della mortalità (Guidano, 1991). Questo aspetto definisce soprattutto l’approccio terapeutico che uso nel mio studio con le persone che si rivolgono a me per un aiuto.
I risultati delle ricerche di Bowlby hanno reso possibile specificare tre modelli di attaccamento presenti in diverse combinazioni all’origine delle quattro modalità di organizzazione cognitiva-affettiva: DAP, Fobica, Depressiva e Ossessiva. Il livello di funzionamento adattativo dipenderà sia dal tipo di organizzazione che dagli aspetti qualitativi dell’autocoscienza, nonché dalla dinamica del vincolo affettivo – che determina lo stato di compenso o scompenso – e, infine, dal sentimento soggettivo del tempo nel ciclo di vita considerato.
Le dimensioni analizzate nell’organizzazione di significato ai fini dell’approccio terapeutico e della diagnosi clinica sono la flessibilità nel contesto sociale, la generatività (capacità di soluzione dei problemi), astrazione/concretezza, autointegrazione, la qualità della coscienza e delle spiegazioni (coerenza esperenziale), viabilità, stile del vincolo affettivo, struttura, contenuto e qualità dell’autonarrazione (Guidano, 2007).
Il significato personale fa, quindi, riferimento all’autorganizzazione dell’esperienza di realtà nel sistema individuo. Se autorganizzarsi vuol dire mantenere da parte del sistema la propria unicità nel tempo, ciò coincide con il mantenimento della propria identità. Con il concetto di identità si intende, allora, un processo, una costruzione che si svolge lungo tutto il ciclo di vita, piuttosto che un’entità statica. Essa ha sia aspetti intellettivi che emotivi, sia un modo di vedersi che di sentirsi nel mondo, mentre elabora la differenziazione da esso.
Ogni atto di individualizzazione rispetto al mondo comporta la costruzione di un significato personale, a partire dalla sequenzalizzazione degli eventi significativi, in quanto sequenzializzare le immagini significa interpretarle, darle una trama narrativa e, di conseguenza, mantenere la coerenza della propria storia di vita, il sentimento di sé stesso e l’identità interna alla storia di vita di cui l’individuo è il personaggio principale. L’approccio terapeutico che ne deriva porta ad un lavoro su se stessi che volge al cambiamento del modo in cui la persona percepisce sé e il mondo intorno. Stimola il modo con cui la persona si interfaccia agli altri, migliorando le relazioni interpersonali e affettive.
Bibliografia
• Arciero G. (2003), Studi e Dialoghi sull’Identità Personale: Riflessioni sull’Esperienza Umana, Bollati Boringhieri, Torino.
• Arciero G. (2006), Sulle Tracce di Sé, Bollati Boringhieri, Torino, 2006.
• Bowlby J. (1982), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, Milano.
• Guidano V.F. (1989), La complessità del Sé, Bollati Boringhieri, Torino.
• Guidano V.F. (1992), Il Sé nel suo divenire, Bollati Boringhieri, Torino.
• Guidano V.F. (2007), Psicoterapia cognitiva post-razionalista. Franco Angeli, Milano.
• Guidano V.F. (2008), La psicoterapia tra arte e scienza. (a cura di G. Cutolo), Franco Angeli, Milano.
• Reda M.A. (1986), Sistemi Cognitivi Complessi e Psicoterapia, La Nuova Italia Scientifica, Roma.