La comunicazione è senza ombra di dubbio uno degli strumenti più essenziali nella vita di un organismo vivente.
Essa, infatti, viene utilizzata nei più svariati ambiti, dalle relazioni umane al più generale contesto delle relazioni sociali, al mondo della tecnologia.
Cosa significa comunicare?
In linea generale, l’atto comunicativo è un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto.
Ogni comunicazione si sviluppa sulla base di uno schema ben preciso seguendo norme altrettanto precise. Nel suo modello Jackobson (1966) individua sei elementi fondamentali costitutivi di ogni atto comunicativo:
- l’emittente, colui che invia il messaggio
- il ricevente, colui cui il messaggio è destinato
- il messaggio, ciò che si comunica
- il canale, il mezzo attraverso il quale passa la comunicazione
- il codice, il sistema delle corrispondenze biunivoche tra i segni che vengono trasmessi ed i lori significati
- il referente, ciò a cui si riferisce il messaggio.
In ogni tipo di comunicazione sono presenti due aspetti fondamentali. Il contenuto, che stabilisce “cosa” viene comunicato, e la relazione, che stabilisce “come” si comunica. La parte più consapevole del comunicare è la parte verbale, mentre la parte spesso inconscia è associata all’aspetto relazionale e quindi non verbale.
La comunicazione con lo psicologo
Nella professione di psicologo questo aspetto relazionale della comunicazione è essenziale ai fini della creazione di una buona alleanza di lavoro con il paziente. Già in fase di analisi della domanda è evidente l’importanza di un atto comunicativo adeguato sia da parte dello psicologo sia da parte del paziente.
Nel mio lavoro di psicologo a Prato mi sforzo di creare le condizioni affinché la persona che ho davanti possa utilizzare il proprio linguaggio. In altri termini, mi preoccupo di evitare l’utilizzo di una comunicazione egocentrica, per utilizzare il linguaggio del paziente soprattutto nel momento delle riformulazioni e di intervento diretto.