La Sindrome dell'Impostore - Psicologo Prato Iglis Innocenti

La Sindrome dell’Impostore

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Mai avuta la sensazione di essere inferiori a qualcuno?

La sensazione che gli altri, nonostante la vostra buona performance e gli ottimi risultati acquisti, siano comunque più in gamba di voi?

E ancora. Avete mai ascoltato qualcuno che con boria esprimeva le proprie opinioni, magari attaccando chi la pensava diversamente, senza peraltro fornire sufficienti prove per suffragarle?

Se la risposta è sì, allora dovete sapere alcune cose.

 

L’Effetto Dunning-Kruger

L’Effetto Dunning-Kruger si riferisce alla tendenza di alcune persone a sovrastimare le proprie conoscenze, in realtà molto limitate e fragili.

Dunning e Kruger sono due ricercatori che hanno sottoposto i soggetti del loro studio a dei test di umorismo, grammatica e logica. Hanno poi selezionato gli individui con punteggi inferiori (punteggio medio reale 12) e hanno chiesto loro di fare una stima dei punteggi ottenuti ai test. I soggetti hanno notevolmente sovrastimato i propri risultati, fino ad ottenere un punteggio medio stimato pari a 62!

Chi si era autoproclamato “altamente competente” nel test aveva poi miseramente fallito, registrando punteggi molto bassi. Al contrario, chi inizialmente aveva sottovalutato le proprie competenze, nel questionario aveva poi ottenuto risultati molto buoni.

Cosa si può concludere?

Chi è stupido e impreparato si sopravvaluta; al contrario chi è intelligente e si sta formando seriamente tende ad avere dubbi sulle proprie abilità, se non addirittura a soffrire della cosiddetta sindrome dell’impostore.

 Il vecchio Forrest Gump avrebbe detto:” Stupido è chi lo stupido fa!”

 

La sindrome dell’impostore

Chi sono i soggetti con questa sindrome?

Sono coloro che credono che i propri successi formativi e lavorativi siano dovuti a fattori esterni (fortuna, condizioni favorevoli etc.), nonostante le prove a supporto siano contrarie. Rifuggono la possibilità che il loro successo sia dovuto a fattori interni (capacità personale, impegno, determinazione, intelligenza etc.).

In altri termini, non si sentono all’altezza dei propri successi, non ritenendosi degni di promozioni, riconoscimenti e ricompense. Ciò li porta a considerare se stessi non meritevoli di successo e in gamba. Vi è la tendenza a minimizzare i risultati raggiunti (“Sono riuscito a vincere perché il mio avversario non era in giornata”).

Numerosi studi e articoli hanno documentato la prevalenza del fenomeno in coloro che hanno un’istruzione superiore: studenti e docenti universitari sono particolarmente propensi a manifestare la sindrome dell’impostore (McDevitt, 2006).

Così la persona in questione cerca di mascherare il proprio bluff! E lo fanno valorizzando il perfezionismo e un controllo maniacale del proprio lavoro, concentrando eccessivamente la propria attenzione sugli errori e le relative conseguenze a lungo termine. Ovviamente tutto ciò comporta ansia e stati depressivi piuttosto importanti.

 

Uscire dalla Sindrome dell’impostore

Non ci sono delle regole d’oro. Ma senza dubbio un diverso atteggiamento verso se stessi può aiutare!

Il primo motore per uscire o ridimensionare questo problema è….non prenderti troppo sul serio!

Ricordati che devi morire”! Pertanto, ricordati che impegnarsi responsabilmente in un lavoro è tanto importante quanto impegnarsi responsabilmente per rendere la propria vita gratificante.

Non esiste la perfezione. Esiste il modo che meglio ti garantisce di esprimere le tue capacità senza perdere la tua identità. Ascolta i tuoi limiti, le tue fragilità! Sono probabilmente la parte migliore di te.

Inoltre, dai un senso alla tua storia! Elabora i tuoi traguardi, non li mettere semplicemente in uno scompartimento stagno come se fossero parte del passato. Hai dovuto sudare per questo, guarda quel sudore.

Ad una mia paziente che non riusciva ad andare avanti con gli esami perché vedeva gli altri più bravi di sé, le chiesi:”Quanti esami hai dato fino ad oggi?”. Lei non seppe rispondermi. Perché? Perché non aveva mai considerato con consapevolezza di essere stata in gamba per 14 volte! Aveva dato 14 esami, e per ciascuno aveva fatto grandi sacrifici, con grande impegno e sacrificio. Ma lo aveva messo “nel passato”, senza mai ripensare a quanto fosse stata dura.